Wednesday, February 14, 2007

Neoplasia Prostatica


Neoplasia Prostatica
La Prostata è una ghiandola maschile che si trova al disotto della vescica e davanti al retto, circonda l' uretra. La prostata è una ghiandola sessuale accessoria, produce la componente fluida che trasporta gli spermatozoi prodotti dal testicolo. La forma e la grandezza della prostata adulta e normale è all'incirca come una castagna.
Il rischio di sviluppare la neoplasia prostatica, basso nei pazienti con meno di 40 anni, aumenta progressivamente con l'età. Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia dell'uomo e la seconda causa di morte per neoplasia dopo il tumore del polmone.
DIAGNOSI
Si basa sull'utilizzo del PSA, sull'esplorazione rettale e sulla biopsia prostatica ecoguidata.
Il PSA è una glicoproteina prodotta dalla prostata che ha la funzione di liquefare il plasma seminale. Il PSA aumenta quando esistoni delle patologie a carico della prostata ( Infezioni, ipertrofia prostatica, neoplasia ) oppure dopo stimolazione fisica della prostata come esami endoscopici, ER, defecazione difficoltosa per stipsi, eiaculazione, lunghe percorrenze in bicicletta, etc..

Il valore massimo normale di PSA è 4,0 ng/ml, ma per non fare di tutta un erba un fascio esiste una certa variabilità individuale e per non essere prematuriamente aggressivi al primo PSA, con ER negativa; è bene una valutazione dinamica dell'andamento del PSA, accoppiandola all'anamnesi personale e patologica del soggetto per individuare cause di possibile aumento del PSA non neoplastiche ( sempre in assenza di lesioni sospette palpabili con l'esplorazione rettale ).
L'Ecografia prostatica transrettale è scarsamente sensibile nello screening tumorale, mentre è indispensabile per eseguire una biopsia mirata o un mapping prostatico.
Per completare il quadro clinico del paziente, dopo la diagnosi istologica, è necessaria la Scintigrafia ossea total body, la TAC addome pelvi o una RMN ( questi esami possono non essere necessari a PSA al di sotto di 10 ng/ml ).
Se il tumore risulta localizzato alla ghiandola prostatica sulla base dell'esame istologico in considerazione del Gleason Store, del PSA e degli altri esami descritti può essere attuata una terapia radicale.
La terapia radicale della neoplasia prostatica non può prescindere da altri parametri quali l'età e lo stato di salute complessivodel paziente e di eventuali patologie concomitanti.
Opzione Chirurgica: la PROSTATECTOMIA RADICALE.
La Prostatectomia radicale è una procedura di chirurgia maggiore e consiste nella rimozione in blocco della prostata e delle vescicole seminali con nuova anastomosi della vescica all'uretra sottoprostatica. Se il PSA supera 10 o il chirurgo lo esegua di routine si esegue anche la linfadenectomia otturatorio mono o bilaterale. La PR è l'attuale gold standard per la cura della neoplasia prostatica sia per i buoni risultati ottenuti in termini di guarigioni sia per la grande quantità di dati oggi disponibili ( pz. operati da più di 15 anni ). E' quindi la metodica con si debbono confrontare come risultati tutte le altre terapie alternative.
Vantaggi:
1)atto chirurgico che rimuove tutto il tumore se localizzato alla ghiandola prostatica e quindi risolutivo se la stadiazione è corretta
2)grande casistica a livello internazionale
3)ottima conoscenza della metodica, delle conseguenze e esiti successivi
4)Possibilità di utilizzare la Radioterapia in neoadiuvante (dopo l'esame istologico della prostata asportata)
Svantaggi:
1)procedura invasiva con rischi intra, peri e postoperatori, anche se ridotti per la vasta casistica.
2) Deficit Erettile fino al 70% dei casi trattati nonostante tecniche che cercano di risparmiare i nervi Erigentes.
3) Incontinenza Urinaria fino al 18% dei casi trattati.
Quali sono le caratteristiche del pz. candidato alla Prostatectomia radicale?
-aspettativa di vita di almeno 10 anni
-Buona salute in assenza di gravi patologie concomitanti

In alcuni Centri, da pochi anni si esegue la Prostatectomia radicale in laparoscopia, che minimizza l'aggressione chirurgica. Il limiti della tecnica può essere rappresentato da prostate molto voluminose e dall'allungamento dei tempi operatori anche in mani esperte rispetto alla Prostatectomia classica a cielo aperto.

...Prossimamente parlerò della Radioterapia, della Brachiterapia e della terapia Ormonale... e di come risolvere le più comuni conseguenze della Prostectomia radicale: la Disfunzione Erettile e l'Incontinenza Urinaria. Ad Maioram.

Prostata e PSA


Prostata e PSA.
Dopo una lunga pausa dovuta a svariati motivi sono qui per riprendere, in maniera informale, il filo del discorso della buona salute per una buona vita. La neoplasia prostatica come causa di morte, nell'ultimo decennio, è diventata la seconda causa di morte per tumore, ovviamente per il maschio. Ma pur essendo percentualmente aumentati i decessi per questa neoplasia, la proporzione tra il numero di diagnosi fatte e il numero di morti per il cancro della prostata rimane sempre molto sbilanciato. Cioè, in altri termini, il maggior numero di diagnosi non sta comportando una diminuzione della mortalità! Da cosa dipende il fatto che pur riuscendo a fare diagnosi sempre più precocemente. anche con l'uso estensivo del PSA, questo non paghi in termini di diminuzione di mortalità per neoplasia prostatica?
La risposta è che molto spesso si fa diagnosi e si trattano neoplasie prostatiche che, forse, non avrebbero mai avuto un riscontro clinico. In altre parole si sta correndo il rischio di trattare in maniera estensiva e radicale microfocolai prostatici di adenocarcinoma, non sapendo e non potendo prevedere quali di questi casi diventeranno " da grandi " adenocarcinomi prostatici clinicamente evidenti. Il problema dell' Overtreatment! La considerazione che nei rilievi autoptici degli over 80 anni, quasi l'85% dei soggetti, deceduti per le più svariate cause, presentasse focolai di adenocarcinoma prostatico fa riflettere sul rischio che si possa essere eccessivamente aggressivi nei confronti di tumori che sarebbero forse rimasti silenti e nello stesso tempo il dubbio che anche una terapia radicale nei confronti di un cancro della prostata particolarmente aggressivo non riesca poi a risolvere definitivamente il problema.
Tutto quanto detto è il frutto dell'epoca del PSA. Infatti prima dell'avvento di tale marcatore la diagnosi della neoplasia prostatica era di solito una diagnosi tardiva anche per la scarsa sintomaticità di questo tumore. Fare diagnosi precoce era praticamente impossibile data la scarsa affidabilità e diffusione dell' ect prostatica e la troppo tardiva diagnosi digitale in corso di esplorazione rettale per controllo prostatico. Il PSA, marcatore sensibile delle patologie prostatiche in genere anche se poco specifico per neoplasia prostatica al di sotto di certi valori, ha creato da circa 20 anni notevoli speranze di essere un sensibile marcatore neoplastico, di facile e estensibile utilizzo. Si è creata quindi la corsa ad un impiego in screening di massa, senza filtro e senza giudizio. Il risultato è stato: la PSA-SYNDROME. Sono aumentate a dismisura le biopsie prostatiche PSA indotte con l'esecuzione di decine di migliaia di biopsie negative, l'aumento di terapie chirurgiche radicali, radioterapie, ormonoterapie e chi più ne ha più ne metta senza, e si ritorna all'inizio di questo discorso, abbattere la mortalità per questo tipo di tumore. Dunque, che fare? Difficile rispondere. Consigliare di non fare mai un PSA sarebbe sconsiderato, ignorando le sue valenze positive; farlo a tutti dopo i 50 anni come consigliano le linee guida internazionali vanificherebbe tutto il ragionamento, non solo mio sia ben chiaro, fatto fino a qui; farlo e in caso di dubbio non partire in tromba con esami invasivi, ma stare a guardare ed aspettare richiede un cuore impavido e freddo ( molto poco mediterraneo!); essere impassibili dopo una diagnosi di adenocarcinoma iniziale e stare impassibili a vedere che carattere ha il "nostro cancro" per valutare se lasciarlo campare o aggredirlo spietati richiede doti psicologiche "marziane"!! IN MEDIO STAT VIRTUS dicevano all'ombra del Colosseo e quindi il consiglio sta nell'utilizzo del buon senso, valutando quali possono essere i soggetti a rischio su base familiare e genetica, usando una buona griglia mentale prima di consigliare una biopsia prostatica che potrebbe cambiare la nostra vita e non farsi prendere dall' ansia di PSA, nella speranza che nel frattempo la ricerca riesca meglio a far riconoscere le neoplasie prostatiche "buone" dalle "cattive". Buon PSA a tutti.