Monday, May 14, 2007

La Sindrome del PENE PICCOLO


Il recente colloquio con dei genitori giustamente e visibilmente preoccupati per la situazione psicologica del loro ragazzo di 19 anni mi ha portato a raccontarvi questa storia, purtroppo molto frequente.

La storia di Marco ( nome di fantasia ) è quella di tanti ragazzi che si rivolgono all'Urologo o all' Andrologo perchè pensano di avere il PENE PICCOLO e quindi non si sentono adeguati per una normale attività sessuale e per questo evitano i contatti con le ragazze coetanee sprofondando pian piano nella più profonda depressione.

Di solito vengono a chiedere aiuto dopo molto tempo passato a rimuginare sulla loro infelicità e disgrazia caricando tutta la responsabilità della loro situazione sulla presunta anormalità difettiva del loro PENE.

Sono disposti a sottoporsi a qualsiasi tipo di terapia sia essa chirurgica, ormonale, protesica o, meglio ancora, tutte insieme!!! Senza badare a spese.

Ebbene la storia che vi ho raccontato molto, ma molto brevemente ha un nome: DISMORFOFOBIA.

Consiste in una patologia psicologica che incentra su un presunto difetto fisico tutta una serie di sintomi psicologici che vanno, semplicemente, dall'ansia alla depressione, ma così invadenti sulla normale vita di relazione che spesso chi ne soffre vive un incubo ad occhi aperti, isolandosi sempre più con i propri problemi.

Spesso. anzi quasi sempre, la DISMORFOFOBIA non ha un reale fondamento e infatti, nello specifico del PENE PICCOLO, quasi sempre il paziente ha un pene perfettamente normale, intendendo per dimensioni normali quelle dimensioni che rientrano in un RANGE che comprende un minimo ed un massimo e nel cui interno è rappresentata tutta la variabilità delle dimensioni del PENE UMANO.

Tali dimensioni vanno dai 10,5 cm ai 18,5 cm di lunghezza, misurati in erezione dalla radice del pene a livello dorsale fino all'apice del glande.
la media, cioè la lunghezza del pene in erezione della maggior parte degli uomini e di cm. 13,5\14.

Certamente tutti vorrebbero avere un pene di cm 20, come tutti forse vorrebbero essere alti cm 185, ma essere alti cm 160 non vuol dire essere ANORMALI !!

Tutto questo non vuole essere consolatorio per chi ha un pene più vicino ai limiti inferiori del range di normalità, ma ha una sua base scientifica indirizzata alla funzione che DEVE avere l'organo genitale maschile.

La VAGINA è profonda mediamente cm. 7,5 ( avete letto bene: 7,5) e quindi NON c'è problema.
La larghezza della VAGINA...NON C'E' !! Cioè la Vagina è una Cavità Virtuale: le sue pareti sono normalmente a contatto e quindi si adattano al pene che la penetra.
Ha una grande elasticità e quindi ben si adatta a dimensioni diverse, NON perdendo mai il contatto con il Pene che la penetra.

Altro dato scientifico importante è la presenza delle terminazioni sensitive vaginali sulla "porta" della vagina e quindi facilmente sollecitabili anche da peni corti.
Al contrario PENI troppo lunghi andrebbero a traumatizzare il collo dell'Utero con sensazioni fastidiose, se non dolorose per la donna.

Le DIMENSIONI del PENE sono sempre vissute dall'Adolescente e dal giovane ragazzo come espressione della loro Virilità e Identità Maschile.

I confronti imbarazzanti che spesso i ragazzi affrontano nelle palestre o sotto le doccie sono causa di mortificazioni e senso di smarrimento rapportando in maniera errata la lunghezza del pene alla propria capacità di appagamento sessuale della futura compagna....MA QUESTO E' SBAGLIATO.

Ed infatti le donne, più intelligenti dei maschietti, non danno nessuna importanza alla lunghezza dell' organo genitale maschile !!
A presto.

Thursday, April 26, 2007

INCURVAMENTO del PENE


L'incurvamento del pene è una malformazione congenita presente fin dalla nascita. Dipende da una asimettria dei corpi cavernosi che si manifesta particolarmente in erezione. L'incurvamento del pene congenito può presentare gravità diverse di curvatura e direzioni diverse.

La correzione dell'incurvamento congenito del pene è solo chirurgico ed è necessaria quando la curvatura, per gravità della stessa o per sfavorevole direzione del pene per la penetrazione vaginale, rende difficoltosa l'attività sessuale o quando la curvatura rappresenta, per motivi estetici, un grave problema psicologico per il paziente che non si sente "adeguato" per una normale e serena attività sessuale.

La correzione dell'incurvamento congenito del pene si effettua con una CORPOROPLASTICA di RADDRIZZAMENTO secondo varie tecniche, ma che fondamentalmente consistono nel "tirare" l'ALBUGINEA dei corpi cavernosi (la guaina che ricopre i corpi cavernosi del pene) controlateralmente alla curvatura, provocando così un raddrizzamento del pene in erezione.
La degenza ospedaliera è di circa 2\3 giorni,l'anestesia è locale, le complicanze sono rare e la ripresa dell'attività sessuale avviene dopo 30 giorni.

Thursday, March 29, 2007

Incontinenza Urinaria Maschile


Incontinenza Urinaria Maschile
Riprendiamo il discorso sulla incontinenza maschile specialmente quella dopo interventi di Prostatectomia o Cistectomia radicale.
La Terapia va graduata in base all'entità del disturbo e in base ad una gradualità di intervento.
Prima di tutto è bene seguire un corso di riabilitazione del pavimento pelvico che ridarà tono a tutto l'apparato muscolare del perineo e muscolare sfinterico; se questo non sarà sufficiente si può provare ad utilizzare dei farmaci, tipo l'Imipramina, che normalmente vengono usati come antidepressivi, sfruttando la loro azione tonica sull'innervazione degli sfinteri uretro-vescicali.
Se anche in questo modo non si ottengono risultati apprezzabili o se l'incontinenza è totale e continua si può risolvere definitivamente il problema impiantando uno Sfintere Uretrale Artificiale.
Che cos'è?
Lo Sfintere Uretrale Artificiale che io impianto consiste in una piccola fascetta di silicone gonfiabile che viene posizionaia intorno all'uretra, sotto la vescica, praticando una piccola incisione a livello del perineo ( lo spazio che c'è tra testicoli e ano ). Questa fascetta, che avvolge come una cravatta l'uretra, è in condizioni di chiuderla completamente quando si gonfia di liquido.
Da dove viene il liquido che gonfia la fascetta?
Il liquido del circuito chiuso proviene da un piccolo palloncino (serbatoio) che viene posizionato nello spazio lateralmente alla vescica.
Come si comanda al liquido di passare dalla fascetta al serbatoio e viceversa?
Tramite un piccolo "interruttore" facilmente manovrabile, che viene posizionato sotto la pelle dello scroto, vicino ai testicoli, ma separato da questi, si comanda, schiacciandolo, il meccanismo per cui il liquido passa dalla fascetta gonfia, che chiude l'uretra, al serbatoio, permettendo quindi all'urina di defluire dalla vescica e urinare completamente.
Tale apertura dura circa 2 minuti, dopo di che, automaticamente, senza fare nulla, il liquido ripassa dal serbatoio alla fascetta intorno all'uretra che così viene completamente chiusa.
Nulla è visibile esternamente, nessuno se ne può accorgere e...non ci sarà più bisogno di assorbenti vari.

Monday, March 26, 2007

Andrologia e Urologia con il Dr. Avolio


Incontinenza Urinaria Maschile
Spesso i pazienti operati di Prostatectomia radicale o di Cistectomia radicale con neovescica ortotopica hanno come esito molto invalidante per una normale vita di relazione il problema delle perdite involontarie di urine. Tali perdite possono essere a volte di modica quantità, altre volte si tratta di incontinenza completa, specialmente nella stazione eretta. Questa complicazione rende a volte la ripresa della normale vita molto difficile e spesso il paziente si chiude in caso in un grave stato depressivo. IL problema deriva quasi sempre da un deficit dello sfintere uretrale volontario situato intorno all'uretra, subito sotto la prostata, che non riesce, da solo, ad assolvere alla sua funzione di contenimento delle urine in vescica. Infatti, prima dell'intervento, sia esso di prostatectomia o di cistectomia radicale, tale continenza era garantita da 2 sfinteri: il primo si trova a livello del collo vescicale e viene obbligatoriamente asportato durante l'intervento, il secondo è quello di cui abbiamo detto, ma da solo a volte non ce la fa!
Non bisogna però disperare perchè i rimedi ci sono. Ne riparlerò a breve.

Wednesday, February 14, 2007

Neoplasia Prostatica


Neoplasia Prostatica
La Prostata è una ghiandola maschile che si trova al disotto della vescica e davanti al retto, circonda l' uretra. La prostata è una ghiandola sessuale accessoria, produce la componente fluida che trasporta gli spermatozoi prodotti dal testicolo. La forma e la grandezza della prostata adulta e normale è all'incirca come una castagna.
Il rischio di sviluppare la neoplasia prostatica, basso nei pazienti con meno di 40 anni, aumenta progressivamente con l'età. Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia dell'uomo e la seconda causa di morte per neoplasia dopo il tumore del polmone.
DIAGNOSI
Si basa sull'utilizzo del PSA, sull'esplorazione rettale e sulla biopsia prostatica ecoguidata.
Il PSA è una glicoproteina prodotta dalla prostata che ha la funzione di liquefare il plasma seminale. Il PSA aumenta quando esistoni delle patologie a carico della prostata ( Infezioni, ipertrofia prostatica, neoplasia ) oppure dopo stimolazione fisica della prostata come esami endoscopici, ER, defecazione difficoltosa per stipsi, eiaculazione, lunghe percorrenze in bicicletta, etc..

Il valore massimo normale di PSA è 4,0 ng/ml, ma per non fare di tutta un erba un fascio esiste una certa variabilità individuale e per non essere prematuriamente aggressivi al primo PSA, con ER negativa; è bene una valutazione dinamica dell'andamento del PSA, accoppiandola all'anamnesi personale e patologica del soggetto per individuare cause di possibile aumento del PSA non neoplastiche ( sempre in assenza di lesioni sospette palpabili con l'esplorazione rettale ).
L'Ecografia prostatica transrettale è scarsamente sensibile nello screening tumorale, mentre è indispensabile per eseguire una biopsia mirata o un mapping prostatico.
Per completare il quadro clinico del paziente, dopo la diagnosi istologica, è necessaria la Scintigrafia ossea total body, la TAC addome pelvi o una RMN ( questi esami possono non essere necessari a PSA al di sotto di 10 ng/ml ).
Se il tumore risulta localizzato alla ghiandola prostatica sulla base dell'esame istologico in considerazione del Gleason Store, del PSA e degli altri esami descritti può essere attuata una terapia radicale.
La terapia radicale della neoplasia prostatica non può prescindere da altri parametri quali l'età e lo stato di salute complessivodel paziente e di eventuali patologie concomitanti.
Opzione Chirurgica: la PROSTATECTOMIA RADICALE.
La Prostatectomia radicale è una procedura di chirurgia maggiore e consiste nella rimozione in blocco della prostata e delle vescicole seminali con nuova anastomosi della vescica all'uretra sottoprostatica. Se il PSA supera 10 o il chirurgo lo esegua di routine si esegue anche la linfadenectomia otturatorio mono o bilaterale. La PR è l'attuale gold standard per la cura della neoplasia prostatica sia per i buoni risultati ottenuti in termini di guarigioni sia per la grande quantità di dati oggi disponibili ( pz. operati da più di 15 anni ). E' quindi la metodica con si debbono confrontare come risultati tutte le altre terapie alternative.
Vantaggi:
1)atto chirurgico che rimuove tutto il tumore se localizzato alla ghiandola prostatica e quindi risolutivo se la stadiazione è corretta
2)grande casistica a livello internazionale
3)ottima conoscenza della metodica, delle conseguenze e esiti successivi
4)Possibilità di utilizzare la Radioterapia in neoadiuvante (dopo l'esame istologico della prostata asportata)
Svantaggi:
1)procedura invasiva con rischi intra, peri e postoperatori, anche se ridotti per la vasta casistica.
2) Deficit Erettile fino al 70% dei casi trattati nonostante tecniche che cercano di risparmiare i nervi Erigentes.
3) Incontinenza Urinaria fino al 18% dei casi trattati.
Quali sono le caratteristiche del pz. candidato alla Prostatectomia radicale?
-aspettativa di vita di almeno 10 anni
-Buona salute in assenza di gravi patologie concomitanti

In alcuni Centri, da pochi anni si esegue la Prostatectomia radicale in laparoscopia, che minimizza l'aggressione chirurgica. Il limiti della tecnica può essere rappresentato da prostate molto voluminose e dall'allungamento dei tempi operatori anche in mani esperte rispetto alla Prostatectomia classica a cielo aperto.

...Prossimamente parlerò della Radioterapia, della Brachiterapia e della terapia Ormonale... e di come risolvere le più comuni conseguenze della Prostectomia radicale: la Disfunzione Erettile e l'Incontinenza Urinaria. Ad Maioram.

Prostata e PSA


Prostata e PSA.
Dopo una lunga pausa dovuta a svariati motivi sono qui per riprendere, in maniera informale, il filo del discorso della buona salute per una buona vita. La neoplasia prostatica come causa di morte, nell'ultimo decennio, è diventata la seconda causa di morte per tumore, ovviamente per il maschio. Ma pur essendo percentualmente aumentati i decessi per questa neoplasia, la proporzione tra il numero di diagnosi fatte e il numero di morti per il cancro della prostata rimane sempre molto sbilanciato. Cioè, in altri termini, il maggior numero di diagnosi non sta comportando una diminuzione della mortalità! Da cosa dipende il fatto che pur riuscendo a fare diagnosi sempre più precocemente. anche con l'uso estensivo del PSA, questo non paghi in termini di diminuzione di mortalità per neoplasia prostatica?
La risposta è che molto spesso si fa diagnosi e si trattano neoplasie prostatiche che, forse, non avrebbero mai avuto un riscontro clinico. In altre parole si sta correndo il rischio di trattare in maniera estensiva e radicale microfocolai prostatici di adenocarcinoma, non sapendo e non potendo prevedere quali di questi casi diventeranno " da grandi " adenocarcinomi prostatici clinicamente evidenti. Il problema dell' Overtreatment! La considerazione che nei rilievi autoptici degli over 80 anni, quasi l'85% dei soggetti, deceduti per le più svariate cause, presentasse focolai di adenocarcinoma prostatico fa riflettere sul rischio che si possa essere eccessivamente aggressivi nei confronti di tumori che sarebbero forse rimasti silenti e nello stesso tempo il dubbio che anche una terapia radicale nei confronti di un cancro della prostata particolarmente aggressivo non riesca poi a risolvere definitivamente il problema.
Tutto quanto detto è il frutto dell'epoca del PSA. Infatti prima dell'avvento di tale marcatore la diagnosi della neoplasia prostatica era di solito una diagnosi tardiva anche per la scarsa sintomaticità di questo tumore. Fare diagnosi precoce era praticamente impossibile data la scarsa affidabilità e diffusione dell' ect prostatica e la troppo tardiva diagnosi digitale in corso di esplorazione rettale per controllo prostatico. Il PSA, marcatore sensibile delle patologie prostatiche in genere anche se poco specifico per neoplasia prostatica al di sotto di certi valori, ha creato da circa 20 anni notevoli speranze di essere un sensibile marcatore neoplastico, di facile e estensibile utilizzo. Si è creata quindi la corsa ad un impiego in screening di massa, senza filtro e senza giudizio. Il risultato è stato: la PSA-SYNDROME. Sono aumentate a dismisura le biopsie prostatiche PSA indotte con l'esecuzione di decine di migliaia di biopsie negative, l'aumento di terapie chirurgiche radicali, radioterapie, ormonoterapie e chi più ne ha più ne metta senza, e si ritorna all'inizio di questo discorso, abbattere la mortalità per questo tipo di tumore. Dunque, che fare? Difficile rispondere. Consigliare di non fare mai un PSA sarebbe sconsiderato, ignorando le sue valenze positive; farlo a tutti dopo i 50 anni come consigliano le linee guida internazionali vanificherebbe tutto il ragionamento, non solo mio sia ben chiaro, fatto fino a qui; farlo e in caso di dubbio non partire in tromba con esami invasivi, ma stare a guardare ed aspettare richiede un cuore impavido e freddo ( molto poco mediterraneo!); essere impassibili dopo una diagnosi di adenocarcinoma iniziale e stare impassibili a vedere che carattere ha il "nostro cancro" per valutare se lasciarlo campare o aggredirlo spietati richiede doti psicologiche "marziane"!! IN MEDIO STAT VIRTUS dicevano all'ombra del Colosseo e quindi il consiglio sta nell'utilizzo del buon senso, valutando quali possono essere i soggetti a rischio su base familiare e genetica, usando una buona griglia mentale prima di consigliare una biopsia prostatica che potrebbe cambiare la nostra vita e non farsi prendere dall' ansia di PSA, nella speranza che nel frattempo la ricerca riesca meglio a far riconoscere le neoplasie prostatiche "buone" dalle "cattive". Buon PSA a tutti.